Conservazione Digitale

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Autenticità

Il requisito fondamentale per lo svolgimento della funzione conservativa è senza dubbio il mantenimento dell’autenticità, ma anche della leggibilità e intelligibilità nel tempo della produzione documentaria digitale. I documenti elettronici devono essere, infatti, recuperabili dalla memoria di archiviazione, per poter essere trattati da un computer o visualizzati dall’utente.

Rispetto all’obiettivo della conservazione due sono quindi i requisiti critici che devono essere rispettati, ma che, in ambiente digitale, presentano una inevitabile contraddizione: l’integrità e l’identificazione univoca e certa dei documenti e delle relazioni documentarie da un lato, la capacità di accedere ad essi dall’altro. Nel caso ad esempio dei documenti d’archivio, l’identificazione univoca e certa dei documenti coinvolge le relazioni documentarie, vale a dire i modi che esprimono l’appartenenza del singolo documento al complesso documentario (fascicolo, serie, fondo, ecc.) nel quale organicamente e gerarchicamente è inserito.

Tuttavia, la continua evoluzione delle tecnologie e la loro conseguente instabilità producono un fenomeno di obsolescenza tecnologica che rende impossibile garantire sia l’intangibilità dei documenti, ovvero la permanenza di tutte le loro qualità intrinseche ed estrinseche, sia la possibilità del loro uso nel tempo. I documenti elettronici sono conservati e conservabili nella misura in cui sono oggetto di migrazione e, quindi, sottoposti a continui interventi di trattamento che ne modificano alcune caratteristiche e alcuni elementi. Ai fini del mantenimento del patrimonio documentario, il problema è quello di identificare quali siano le modificazioni accettabili che non impediscano la verifica dell’autenticità complessiva del documento e dell’archivio di cui è parte.

Questa contraddizione deve trovare una composizione, un punto di equilibrio, che può essere raggiunto solo attraverso un impegnativo lavoro di analisi e di ricerca interdisciplinare che, riconoscendo l’inevitabilità di un processo di deterioramento della memoria documentaria, stabilisca quali componenti possano subire modificazioni ai fini del mantenimento dell’accessibilità senza compromettere l’autenticità degli oggetti conservati, definendo in sostanza in che cosa consista l’autenticità del documento e quali siano le modalità e le procedure per verificare che la copia riproduca il documento originale al fine di assicurarne la completezza.

In questo contesto di ricerca e di riflessioni, i risultati del progetto internazionale InterPARES sui requisiti di autenticità delle risorse digitali (sia pure sostanzialmente in campo archivistico) meritano un approfondimento per alcune importanti conclusioni concettuali e di metodo cui il gruppo di lavoro, per le quali si rimanda alla pagina di approfondimento Autenticità in InterPARES.

Un’ulteriore contributo all’argomento è stato dato dal progetto CASPAR. In particolare il CASPAR Authenticity Team, ben cosciente del profilo intrinsecamente dinamico dell’autenticità e della necessità di disporre di specifici tool e metodologie per gestirlo, usando come base il modello OAIS e i risultati di InterPARES, ha identificato una serie di attributi che consentono di catturare l’informazione rilevante ai fini dell’autenticità, raccogliendola durante il ciclo di vita degli oggetti digitali.

Secondo il modello concettuale di CASPAR, l’autenticità è un concetto chiave nella conservazione digitale, dato che è impossibile dimostrare la riuscita del processo di conservazione se non si è in grado di dimostrare che l’oggetto digitale corrisponde a quello che era stato depositato in origine. Inoltre, l’autenticità è una proprietà che non coinvolge la sola risorsa, ma si estende all’intero sistema, o ai sistemi, che la hanno gestita e conservata durante il suo ciclo di vita.

Un’altro contributo fondamentale di CASPAR è stato l’introduzione del concetto di Protocollo di Autenticità, definito come un processo specificamente concepito e disegnato in un determinato contesto per stabilire e verificare l’autenticità di una risorsa, e che può essere applicato a specifici domini e specifiche componenti.

Per un approfondimento sulla proposta di CASPAR per l’autenticità si rimanda direttamente al rapporto Authenticity and Provenance in Long Term Digital Preservation: Modeling and Implementation in Preservation Aware Storage (scarica pdf).

Il contributo di CASPAR è stato poi rielaborato e notevolmente esteso da progetto APARSEN, che ha affrontato in maggior dettaglio la problematica di gestire l’autenticità di una risorsa durante il suo ciclo di vita. In particolare il gruppo di lavoro di APARSEN ha individuato  gli eventi del ciclo di vita (cambi di custodia e trasformazioni) che possono influire sull’autenticità di una risorsa, e ha specificato quale informazione (authenthicity evidence), deve essere raccolta in occasione di tali eventi e conservata al fine di consentire la ricostruzione dell’autenticità.

Per un approfondimento sul contributo di APARSEN si rimanda direttamente alla pagina di approfondimento Autenticità in APARSEN.

Riassumendo, si individua chiaramente un percorso ordinato di sviluppo che ha visto susseguirsi il fondamentale contributo di messa a fuoco del problem fornito dal progetto InterPARES ed i successivi contributi di CASPAR e di APARSEN, che hanno rispettivamente evidenziato come l’analisi dell’autenticità dovesse interessare l’intero ciclo di vita e sviluppato un modello dettagliato e delle linee guida operative.

In questa ottica la proposta finale e el linee guida di APARSEN si pongono come un punto di arrivo ed un riferimento concreto per chi voglia poi raffinare e tradurre in termini operativi la proposta tenendo conto della specificità e delle peculiarità di un determinato contesto.

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